STENDARDO di PACE

Esdra: "Versati nella Parola"

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  1. Karl84
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    ESDRA: “Versati nella Parola di Dio”

    Introduzione
    Dal libro e dalla vita di Esdra vogliamo considerare un aspetto che caratterizzò quest’uomo, per quello che Dio lo chiamerà insieme ad altri uomini a compiere per il popolo d’Israele. Innanzitutto il nome Esdra significa “aiuto”, infatti fu di grande sprono e incoraggiamento per Israele, nella costruzione del tempio e nel risolvere questioni che erano presenti a Gerusalemme. Ciò che caratterizzò Esdra è questo, la Scrittura lo presenta come “sacerdote e scriba, scriba versato nei comandamenti e nelle leggi date dall’Eterno ad Israele” (Esd. 7:11), ma anche il versetto precedente cita: “Esdra aveva applicato il cuore allo studio ed alla pratica della legge dell’Eterno, e ad insegnare in Israele le leggi e le prescrizioni divine” (Esd. 7:10). Questo mette in evidenza come Esdra amava la Scrittura ed era in Essa “versato”.
    Versato = darsi, abbandonarsi, esperto, pratico.
    Significa che, sia era un uomo di Dio che alla Legge di Dio, prima per lui poi per trasmetterla ad Israele. Ogni credente come Esdra deve applicare il cuore allo studio e meditazione della Parola di Dio, in quanto possiamo considerare:

    1. L’importanza della Parola di Dio
    Sappiamo che l’uomo senza la Parola di Dio è incapace di arrivare alla conoscenza di Dio, quindi né mediante il creato, che ci parla di Dio come Creatore di ogni cosa, né con la ragione e nemmeno rendere un culto a Dio perché bisogna conoscere veramente di Dio “in spirito e verità” (Giov. 4:24) e il Suo piano divino. Quindi possiamo stabilire che è importante conoscere e meditare la Sua Parola perché:

    • Ci parla di Dio
    Possiamo così considerare e scoprire in verità chi è Dio, Creatore di tutte le cose e Donatore di ogni dono eccellente. Dio è uno Spirito infinito, eterno, immutabile nell’essere, nella sapienza, nella santità, nella giustizia, nella bontà e nella verità Sua. Egli ci viene con infinita varietà di modi nelle opere Sue e nella Sua provvidenza (Rom. 1:20). Desidera avere comunione con le Sue creature, fatte secondo la Sua immagine (Gen. 1:26) e come Padre desidera prendersi cura di noi (I Piet. 5:7). Conosciamo Dio anche con i Suoi attributi (cioè aggettivi di qualità di Dio), Egli è: Santo (Gios. 24:19), Eterno (I Tim. 1:17), Onnipresente (Sal. 139:7; At. 17:24), Onnipotente (Gen. 17:1), Onnisciente (Sal. 139:1-16), Immutabile (Sal. 102:26), Giusto (Ger. 9:24), Sapiente (Giob. 12:13), sopra ogni cosa è Amore (I Giov. 4:16), proprio per il Suo amore per noi il Suo piano divino è stato donare il Suo Figliolo Cristo Gesù (Giov. 3:16), ciò lo scopriamo nella Sua Parola.

    • Ci parla di Cristo Gesù e della Sua opera
    Oltre a parlarci dell’unico e vero Dio la Parola del Signore ci presenta anche Gesù Cristo, Figlio di Dio (Matt. 17:5), Cristo significa “Unto”. Già dall’A.T. troviamo profezie riguardo alla Sua Venuta e all’opera che avrebbe compiuto (Isaia 53; 61:1-4), infatti “essendo in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso..” (Fil. 2:5-8); Dio lo aveva mandato affinché l’uomo poteva avere in dono la salvezza e la vita eterna e tornare a Dio dopo che il peccato aveva corrotto e allontanato l’uomo da Dio. Egli è il Signore e il Salvatore di coloro che Lo accettano nel proprio cuore e confidano in Lui (Luca 2:11; I Tim. 4:10), ci comprende in ogni nostra difficoltà perché “…Egli stesso ha sofferto essendo tentato, può soccorrere quelli che son tentati” (Ebr. 2:18; 4:15).

    • Ci parla dello Spirito Santo
    Infine dopo aver parlato del Padre e del Figlio la Parola di Dio ci parla dello Spirito Santo, Terza Persona della Trinità (Mat. 28:19); lo Spirito Santo ci porta ad esaltare e lodare Cristo (Ef. 1:13; Rom. 8:26), è il nostro Consolatore (Giov. 14:16, 26), non và contristato (Ef. 4:30); l’opera che compie è di convincimento (Giov. 16:8) e possiamo essere traboccanti mediante il battesimo nello Spirito Santo in quanto è una promessa attuale di Dio (Gioe. 2:28; At. 1:8). Vogliamo con ardente desiderio pregare il Signore per poter essere ripieni di Spirito Santo come ad esempio Stefano (At. 6:8).

    • Genera fede
    In Rom. 10:17 sta scritto: “Così la fede viene dall’udire e l’udire si ha per mezzo della Parola di Cristo”, quindi un altro aspetto importante della Parola di Dio è questo, cioè ascoltarla produce in noi la fede che è “certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono” (Ebr. 11:1), certezza nel Signore ricordando che Egli è l’Iddio dell’impossibile (Mar. 9:23; Giov. 1:50), anche quando a volte l’avversario o qualcuno ci dice “perché incomodare più oltre il maestro?” (Mar. 5:35), il Signore ci dice di “non temere; solo abbi fede” (Mar. 5:36). Per questo ascoltare la Parola di Dio è importante affinché in questi ultimi tempi possiamo avere fede nel Signore (Ebr. 11:6; 12:2).

    • Crescita e nutrimento
    Dopo aver parlato di ciò che produce la parola di Dio, cioè la fede, notiamo che ascoltare, leggere e meditare la Parola del Signore porta a noi un beneficio perché possiamo crescere “nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Salvatore Gesù Cristo (II Piet. 3:18); anche come nutrimento perché “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mat. 4:4), nutrirci della Parola di Dio per non rimanere bambini ma divenire “uomini fatti” (I Cor. 14:20; Ef. 4:14). Vogliamo essere in questo desiderosi di crescere e di nutrirci della Parola di Dio e chiedere al Signore “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mat. 6:11).


    2. L’utilità della Parola di Dio
    In II Timoteo 3:16,17 scopriamo perché la Parola di Dio è utile alla nostra vita come condotta e alla nostra anima per essere ed arrivare “all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Ef. 4:13). Vediamo dunque che la Parola di Dio è utile:

    - Ad insegnare
    Il verbo insegnare significa “segnare dentro”, ma anche indicare, mostrare o plasmare il nostro comportamento. Proprio questo compie la Parola di Dio nei nostri cuori se noi ci disponiamo ad ascoltarla e a meditarla, così possiamo imparare, serbare nel nostro cuore le meravigliose verità divine e comprendere meglio la volontà di Dio per noi (Ef. 5:17; Rom. 12:2). In Prov. 3:1,2 parla di non dimenticare l’insegnamento perché avrebbe prodotto anni di vita e prosperità, cioè una crescita sana che sarebbe andata sempre più avanti in meglio per essere sempre forti nel Signore (Sal. 1:2,3).

    - A riprendere
    Un altro aspetto dell’utilità della Parola di Dio è riprendere che significa “prendere di nuovo, un’altra volta o anche biasimare e rimproverare”. È importante quando la Parola di Dio ci riprende perché è per il nostro bene, dovremmo anche in questo ringraziare il Signore in quanto ci fa notare qualcosa che non và perché Egli desidera che noi possiamo continuare ad andare avanti avendo lo sguardo fisso su di Lui (Mich. 7:7; II Cor. 4:13), e non essere come Israele un popolo “di collo duro” (Es. 32:9) e nemmeno dire al Signore “questo parlare è duro; chi lo può ascoltare?” (Giov. 6:60), ma dire “Signore grazie per le tue riprensioni” (I Cor. 1:13).

    - A correggere
    Il verbo significa “eliminare imperfezioni, difetti, errori per portare ad una condizione migliore in generale o rispetto a uno scopo in particolare, o ammonire”. Forse come il precedente verbo anche questo piace poco, ma chiediamoci innanzitutto perché Dio ci corregge? Perché ci ama (Ebr. 12:6) ma anche come un buon Padre corregge il proprio figlio (Deut. 8:5), quindi la Parola del Signore mette in evidenza ciò che non và perché possiamo piacere a Dio perché possa eliminare ogni scoria (Prov. 25:4) e chiedere al Signore di continuare a formarci come il vaso in mano al vasaio (Ger. 18:1-6) per divenire vasi “per un uso nobile” (II Tim. 2:20), alla gloria di Dio.

    - A educare alla giustizia
    Un ultimo aspetto che troviamo in II Tim. 3:16 è questo: educare alla giustizia; il termine educare significa “condurre, portare” alla giustizia che fa parte degli attributi morali di Dio cioè Dio è un Dio giusto, che odia il peccato e ama il peccatore che si converte a Lui; equivale a rettitudine, Dio è retto, è equo la giustizia di Dio non muterà mai. Anche la pazienza è equità di Dio, che distribuisce agli uomini. Un cristiano è giusto, nel senso che un credente è equo, retto, che non fa favoritismi (Giac. 2:1-10), desideriamo che il Signore ci educhi, ci porti per mano e avanti (Sal. 73:23,24; 139:24) e avere una sana fiducia nel Signore (Fil. 1:6).

    - Affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona
    La conseguenza di questi aspetti che abbiamo visto per quanto riguarda l’utilità della Parola di Dio per noi riguarda, sia la nostra vita “sia compiuto” e anche il servizio “per ogni opera buona”. Essere compiuti significa riempiti, formati e preparati, desideriamo di crescere non di quella conoscenza che “gonfia” (I Cor. 8:1), ma di quella conoscenza vera e perfetta di Dio (II Piet. 1:8; 3:18). Oltre ad essere preparati personalmente, questo serve per il servizio, Dio ci chiama a dare quello che Lui stesso mette e dà al nostro cuore per mezzo dello Spirito Santo (Giov. 16:13-15; At. 20:35). Vogliamo chiedere al Signore non di avere “lo zelo senza conoscenza” (Rom. 10:2) ma di arricchirci della Parola di Dio della conoscenza che ci rende “perfetti e completi, di nulla mancanti (Giac. 1:4).

    3. La necessità della Parola di Dio
    La Parola di Dio fu necessaria al ritorno degli israeliti in Gerusalemme per riedificare il tempio (Esd. 5:1), dopo che i lavori erano stati interrotti (Esd. 4:24), per riedificare le mura (Neem. 6:15), per risvegliare il cuore del popolo lontano da Dio (Neem. 8:18) e per eliminare gli abusi rimasti (Esd. 10:3). In Isaia 8:20 sta scritto: “Alla legge! Alla testimonianza. Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui alcuna aurora!”, vediamo come sia il popolo d’Israele doveva attenersi alla Legge e noi come popolo di Dio attenerci e rispecchiarci nella Sua Parola:

    - Alla legge
    Il termine legge in ebraico è Torah = direzione, istruzione, lanciare, tirare, dirigere, una direzione, alla vita, alla condotta, al comportamento. La Legge per il popolo d’Israele, data da Dio per mezzo di Mosè (Es. 15:25,26) serviva affinché il popolo potesse in tutto e per tutto essere una nazione diversa dalle altre nazioni (Lev. 18:24; 20:23); anche a noi il Signore ci chiama a rimanere fedeli alla Sua Parola e ai Suoi comandamenti per essere da Lui benedetti (Sal. 1:2,3) e non conformarci alle passioni o mentalità di questo mondo (Rom 12:2). Il termine legge viene anche tradotto come insegnamento o dottrina, noi desideriamo ricevere l’insegnamento genuino e sano del nostro Signore Gesù (Giov. 15:7; 8:31) e in esso perseverare, portare frutto (Giov. 15:8) e difenderla (Fil. 2:16; Giuda 3).

    - Alla testimonianza
    In conseguenza alla legge che aveva ricevuto il popolo d’Israele doveva testimoniare di essa, cioè doveva attestare e dimostrare che non era una nazione qualunque ma essere “il suo tesoro particolare” (Deut. 7:5,6) sapendo che con loro c’era “l’Iddio di Abraamo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe (Es. 3:16). Anche noi siamo chiamati a testimoniare con la nostra vita, il nostro comportamento e poi con le nostre parole che siamo “stati riscattati dal vano modo di vivere” (I Piet. 1:18), per testimoniare della grazia di Dio e della “superna vocazione di Cristo Gesù” (Fil. 3:14; Is. 43:10), in ogni luogo (At. 1:8) e di ciò che abbiamo realizzato (I Giov. 1:1-4), sapendo che con noi c’è Colui che rimane “tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Mat. 28:20) e che non ci lascia e né ci abbandona (Deut. 31:6).

    - Se il popolo non parla così
    Questo ci fa comprendere che il popolo di Dio doveva “parlare in questa maniera” cioè attenersi, ricordarsi della legge perché in essa conteneva i precetti, i comandamenti di Dio e le Sue direttive per il popolo (Deut. 30:16); così come noi siamo chiamati ad attenerci e a praticare la Sua Parola (Giac. 1:21-25) per essere luce e sale in questo mondo (Mat. 5:13-16; Ef. 5:8,9).

    - Non vi sarà per lui alcuna aurora
    Mette in evidenza una condizione “alcuna aurora”, significa alcuna benedizione, se il popolo d’Israele non si sarebbe attenuto alla legge, al comportamento non ci sarebbe stata nessuna benedizione, perdendo anche la terra (Deut. 30:15-18); anche noi se non perseveriamo nella Parola di Dio e non ci atteniamo a ciò che è scritto e che dice il Signore possiamo rischiare di essere “portati via lungi da esse” (Ebr. 2:1-3), ed “essere sballottati qua e là da ogni vento di dottrina” (Ef. 4:14). Perciò chiediamo al Signore di far dimorare la Sua Parola nei nostri cuori (Sal. 119:11).

    4. Le figure attribuite alla Parola di Dio
    Scopriamo all’interno della Parola di Dio alcune figure e termini che la rispecchiano e la identificano:

    • Il seme
    Nella parabola del seminatore in Luca 8:4-15, troviamo la Parola di Dio identificata come il seme, come ci fa comprendere l’importanza del seminatore di seminare il seme, affinché cadendo in buona terra possa portare il buon frutto. Siamo chiamati a seminare nei cuori la Sua Parola e nient’altro così tante anime possa arrivare al Signore e così portare il buon frutto (Giov. 12:24; 15:5), è importante perché ci ricordiamo che siamo “stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la Parola di Dio vivente e permanente. (I Piet. 1:23), ricordando che il Signore fa crescere il frutto (I Cor. 3:6,7) e che ne riceveremo il premio (Giov. 4:36).

    • La spada
    Un’altra figura dove notiamo il riferimento alla Parola di Dio è la spada; innanzitutto perché fa parte dell’armatura di Dio che siamo chiamati ad indossare “poiché il combattimento non è contro sangue e carne, ma contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Ef. 6:11,12,17), quando si evangelizza ricordiamo di portare con noi “la spada dello Spirito” per proclamare la grazia e la salvezza in questo mondo. L’opera che compie la spada, quindi la Parola di Dio è efficace perché “penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla; e giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebr. 4:12), ci fa vedere il peccato e comprendiamo di essere lontani da Dio.

    • Il fuoco
    In Ger. 23:29a sta scritto: “La mia Parola non è essa come il fuoco? Dice l’Eterno”, in quanto brucia nel nostro cuore ogni scoria e tutto ciò che disonora il Signore, elimina ogni spazzatura e compie in noi un’opera di affinamento, cioè di perfezione, di miglioramento, poiché “Ogni parola di Dio è affinata col fuoco” (Prov. 30:5). In questo chiediamo al Signore che con la Sua Parola ci aiuti a togliere ciò che è male ai Suoi occhi.

    • Il martello
    Sempre in Ger. 23:29b il versetto continua così: “…e come un martello che spezza il sasso?”, questo versetto vuole dirci come la Parola di Dio rompe, spezza il sasso cioè un cuore di pietra che è indurito; la Parola di Dio parla proprio di cuori di pietra (Ez. 36:26) l’opera è di trasformazione da cuore di pietra, quindi indurito, ad un cuore di carne che diventa sensibile alla presenza di Dio e comprende il piano divino. Continuiamo sempre a predicare e portare la Parola di Dio che compie quest’opera.

    • La lampada
    Un ultimo aspetto su cui vogliamo meditare come figura della Parola di Dio è la lampada. Nei Salmi 1119:105 è scritto così: “La tua parola è una lampada al mio piè ed una luce sul mio sentiero”, lo scopo della parola di Dio è anche quello di illuminare il credente sul cammino che compie per raggiungere la meta (Fil. 3:14), in quanto senza luce rischiamo di imbatterci in vie traverse o di portarci addosso sporcizie senza accorgersi; siamo chiamati in questo a rimanere attaccati alla Parola di Dio in quanto “il precetto è una lampada e l’insegnamento una luce, e le correzioni della disciplina son la via della vita” (Prov. 6:23).

    5. La sufficienza della Parola di Dio
    Un ultimo punto che vogliamo considerare è la sufficienza della Parola di Dio, in quanto la Parola di Dio non ha bisogno di altro da aggiungere da un punto di vista di autorità scritta o orale, ciò che insegna la religione ufficiale di Stato e nemmeno per quanto riguarda come insegnamento o dottrina estranea e non contenuta all’interno della Parola di Dio (I Cor. 4:6) ma a continuare ad annunciare la verità così come è (I Giov. 1:3,4). Vogliamo dunque continuare a rimanere fermi su questa Parola (II Cor. 1:21; Col. 4:12; Prov. 22:28), per non rischiare di andare “dietro a favole artificiosamente composte (II Piet.1:16).
    Conclusione

    Al termine di questo studio consideriamo e valutiamo l’importanza che ha applicare il nostro cuore alla meditazione e allo studio della Parola di Dio, amarla e praticarla da figlioli di noi, il quale desidera che noi cresciamo in Lui e scopriamo le Sue promesse e la Sua volontà perche si rischia di perire per mancanza di conoscenza (Os. 4:6), vogliamo fare nostro questo incoraggiamento di conoscere di più il Signore ed in Lui essere benedetti (Os. 6:3; Sal. 1:3).
    Carlo Tamma
     
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